[Home][Italo Nussio][50&PIU' Prosa e Poesia]Il Fiume Marta

Il Fiume Marta: Limiti e deficienze

Italo Nussio era comproprietario di un terreno in agro di Tarquinia confinante con il fiume Marta. La storia del fiume gli era quindi ben nota e forse gli accadimenti del Novembre 2005 possono essere meglio compresi dalla lettura di questo suo scritto del dicembre 2005, soltanto alcuni giorni prima della sua dipartita terrena



 

Siamo giunti al limite. Dico subito che amo e difendo il fiume Marta non foss'altro per avermi dato una gioia visiva straordinaria. Fu quando l'Amo straripò causando gravi danni al patrimonio culturale e artistico di Firenze.
Vennero in quei giorni allora dalla vicina Civitavecchia due potenti draghe per drenaggio che agirono sul letto e sulle sponde del fiume Marta. Come ebbi a dire ai valenti specialisti di tali mezzi che avevano fatto un'opera davvero ben rifinita con terrazzamento uniforme delle due sponde. Dissi ai draghisti che avevano fatto un capolavoro e che bisognava in ciclo periodico assicurare nel tempo l'opera completa.

E quelli mi dissero subito: "a noi qui aspettateci quando vi sarà un'altra simile alluvione a Firenze". Furono facili profeti. Ho passato ore ed ore felicemente seduto sulle prode a vedere questa acqua d'argento fluire ai miei piedi maestosamente verso il mare. Un vero spettacolo che non dimentico e che forse non vedrò mai più.

II fiume offre sempre benefici a chi lo cura e protegge, altrimenti non perdona se viene offeso. Se ne conseguono malefici bisogna vedere da chi sono procurati questi mali per curarli efficacemente.



Anni fa, sulla fascia costiera sul tombolo della macchia mediterranea il fiume finiva la sua corsa tra la fauna selvatica. La visione attuale mostra che il fiume non può sfociare liberamente nel mare, sia a causa di impedimenti naturali non rimossi (canne e vegetazione ai lati del fiume, costruzioni per civile abitazione nella parte terminale, impedimenti vari nell’alveo stesso del fiume). Ricordo benissimo da giovane che era così raro andare a vedere lo spettacolo della piena del fiume, guardando affacciati dalla Ripa nord ovest di Tarquinia e poi seguirla nel lento risucchio nell'alveo del fiume stesso. Del resto il nostro maggiore fiume, il Po, sfocia in un ampio delta con tutte le sue bocche e nessuno nemmeno con il pensiero osa essergli vicino. Un ricordo scolastico ci portava a dire che il Nilo inondando lasciava limo fertile per l'Egitto.

II fiume Marta non è un torrente ed è lento il suo tranquillo scorrere. Arriva l'autunno e il fiume è carico per le piogge ed ha bisogno di tutta la sua potenza e libertà per viaggiare verso il mare.

Ed ora ecco anche i fossi che si immettono nel fiume; davvero un flagello. E per citarne alcuni lungo la strada Pian di Spille c'è il fosso cosiddetto degli Impiccati, il fosso delle Grottelle e il fosso del Torrone. Un inferno che si scarica nel fiume frutto di discariche di scaldabagni, cucine, frigoriferi, ecc.
E in particolare il fosso Grottelle all'armistizio della seconda guerra mondiale, militarmente asservito perché defilato al tiro e alla vista del nemico che doveva sbarcare, si trovò ripieno di cassette di proiettili di grosso calibro d'artiglieria in massima parte spolettati. Pericolosissimi. Passarono gli anni, si infradiciarono le cassette, manomesse da ricercatori di polvere da sparo per esercitare la pesca. Il fosso a poco a poco si interrò e l'acqua di scarico non più nella sua sede fuoriuscì facendo fra l'altro crollare duecento metri circa di un muro alto due metri del mio fondo. Richiesi interventi al comando artiglieria in Roma e gli artificieri di quel comando fecero brillare fornelli di proiettili accumulati. Ma il fosso restava ancora interrato. Solo il sottoscritto con privato escavatorista tuttora vivente e mio testimone mentre, rischiando la vita per promessa data, ero vicino a lui alla base della benna. Furono tirati fuori altri numerosi proiettili che emergevano e così si riuscì a liberare finalmente tutto il fosso e restituirlo alla sua funzione.
Da notare che per rischio e responsabilità in atto nessuno era voluto mai intervenire proprio perché si trattava di proiettili. Ed io mi sono sacrificato ancora spezzando la mia unità terriera perché detto fosso allo sfocio non girasse più intorno al confine della proprietà ma andasse diretto al fiume.

Le cunette che erano ai lati della strada di Pian di Spille vennero trascurate e si chiusero ahimè. Impedii tuttavia che fosse fatto un disastro quale quello come dicevano con "sistema alla francese" e cioè con piano inclinato della strada verso il fiume. Due condotte una bianca di acqua potabile ed una nera di liquami ai lati della strada di Pian di Spille e al di sopra della rete idrica del Consorzio di Bonifica hanno completato l'opera di trasformazione territoriale lungo la costa.

Io mi auguro che questa mia esposizione, seppure a grandi linee, faccia aprire gli occhi ad autorità e cittadini e faccia riflettere e soprattutto faccia divenire saggi i responsabili.

Per ultimo devo ricordare che il capo dell'ufficio Tecnico, un mio caro amico - l'architetto Sergio Bicchierini è recentemente morto di crepacuore ed io sapendo quanto tra l'altro lo afi1iggeva di questa situazione emergente non abbia avuto tra le componenti negative della sua salute anche questo disastro ecologico che da più anni mortifica questa città che i nostri progenitori etruschi ci hanno tramandato e garantito da ogni rovina e sussulto.

Grazie signori per avermi ascoltato.


5 Dicembre 2005.

Ritorna alla pagina iniziale del sito