[Home][Luigi Nussio][Le Opere Inedite: Gott mit uns]Gott mit uns: I° Capitolo

 

Gott mit uns (Dio con noi)

Il capitolo I - prima parte

 


Dopo tanti anni era tornato al Valico del Brennero in una mattinata di fine agosto 1977.S'era mosso presto da Cortina salendo al Passo Falzarego. Grosse nubi s'addensavano sui monti e non promettevano,almeno per il momento,un tempo radioso.Superato il Passo,aveva piegato sulla destra per seguire lo stretto tracciato irto di scogli fino al laghetto di VaI Parola.Una breve fermata per rendersi conto del percorso abbreviato che gli era stato suggerito,poi gił per una specie di scivolo colmo di ghiaia e pericoloso in forte pendenza, una carrozzabile in rifacimento.La strada piena di curve, fra boschi e malghe, permetteva di raggiungere Brunico e Fortezza e quindi di allacciarsi all'Autostrada 22.Un percorso tortuoso ma variato e nuovo.
Sul piazzale di sosta del Brennero appariva ora una distesa di macchine, camper,autocarri.

Gruppi di roulottes stavano in buon ordine ai margini del bosco e persone di ogni tipo vi si agitavano.Attorno a quelli che mangiavano e si dissetavano c'erano alcuni che mostravano o scambiavano carte e moduli di transito,monete e banconote, avvertimenti, informazioni. Un'animazione di parole dette o gridate nei linguaggi pił strani.
Carlino era atteso dalle consuete formalitą: cambio del denaro (una scorta sufficiente per una diecina di giorni), assicurazione,documenti di viaggio, controlli vari.


Nel primo pomeriggio, lui e sua moglie Ines, scendendo su Innsbruck, andavano constatando senza troppo entusiasmo l'efficienza austriaca. Casotti e casematte, sbarre e giovani in divisa dall'aria severa pronti a bloccare o a rallentare la colonna di macchine su due o tre file. Controllo sempre pił serrato dei documenti.
Una nebbia densa affogava quasi completamente gli abeti, la strada viscida rendeva le cose pił difficili. Innsbruck era ad una quarantina di chilometri,eppure sarebbero occorsi tempo e prudenza per arrivarci.Nei brevi tratti aperti,quando lo consentivano gli spruzzi delle macchine o i vapori densi gravanti nell'aria,s'intravvedevano in basso cuspidi e campanili della cittą, appena emergenti. Si avanzava piano, a gruppi compatti,occhio ai tamponamenti e alle collisioni sempre possibili in quel groviglio.

La mente stava ritornando a poco a poco alla Innsbruck 1945. Non era facile dimenticare. Carlino vi era giunto da Kempten ( "Helmuth Sachse Werk" sull'Iller, affluente del Danubio) con un drappello di internati militari italiani. A piedi, su carri agricoli, in treno fra ammassi di sfollati delle zone renane, distruggendo alfine i passaporti e salvandone le foto nei bunker sotterranei della stazione di Garmish Partenchirken. Fatica, pericoli, fortuna.
A Innsbruck l'Italia era o sembrava a portata di mano, vicina eppure irraggiungibile allo stato dei fatti.
Dal cielo in quell'ultimo scorcio di guerra, aprile 1945, venivano massicci ripetuti bombardamenti. Si stava operando la stretta finale. Nello smembrato campo di raccolta di Innsbruck - poche baracche semidistrutte, a moderare la fame appena della brodaglia - posto in una zona vicina alla ferrovia, erano calati con marce forzate gli scampati alla prigionia.

continua


Ritorna alla pagina iniziale del sito