Autorità, Cittadini, Signore e Signori.
1945 - 2005: Fatti e ricordi della II Guerra Mondiale.
Rievocare la II Guerra Mondiale è veramente gratificante per Voi che ascoltate non foss’altro per la conoscenza di fatti e di un’epopea ma soprattutto per chi come me nemmeno a venti anni giovane tenente insieme a tanti magnifici giovani andavano in guerra.
Dal balcone romano di Piazza Venezia veniva dichiarato dal Capo del Governo Italiano lo stato di guerra e notificato dagli Ambasciatori d’Italia alla Francia ed all’Inghilterra. E noi truppe scelte appartenenti a due reggimenti romani denominati Divisione Torino eravamo da tempo mobilitati ed allocati a Diano Marina in Liguria al momento di questo evento storico. Era il 19 giugno 1940 quando sconfinammo in Francia allorché infuriava un’incessante pioggia che ci aveva persino privato del bagaglio personale (cassetta d’ordinanza). Avemmo così il battesimo del fuoco da cui fu occupata Mentone. Limitate furono le nostre perdite militari. La campagna militare denominata Fronte Alpino-Occidentale fu rapida e si concluse presto con l’armistizio fra le nazioni.
La nostra Divisione passò nel Veneto dove per circa sei mesi si svolse l’addestramento con grandi manovre in preparazione agli eventi bellici successivi.
Ed eccoci attestati a nord-est d’Italia, direttrice Trieste - Opicina - Fiume - Zara ed era il Fronte Jugoslavo. Sconfinammo nella località Elsane e Sappiane ed in circa una settimana di percorso giorno e notte occupammo con mezzi motorizzati tutta la Dalmazia e parte della Jugoslavia. Durissimi giornate in cui era facile sfracellarsi nelle fosse e nei precipizi nel corso dell’avanzata per tornanti stretti ed impervi in zone boschive. Bisognava stare ad occhi aperti, non dormire per non morire.
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I relatori del convegno.
La conquista fu rapida. Due scontri armati a Kwin ed Sarajevo. Poche perdite con resa in massa di soldati nemici. Giunti a Split (Spalato) riuscii ad avere un uovo tra le mani che s’aggiungeva così ai pochi viveri di riserva in dotazione. Raggiungemmo Dubrovnik (Ragusa) e così tutta la Dalmazia era nelle nostre mani. Iniziò la penetrazione all’interno con la conquista della Bosnia-Erzegovina.
Conquistata Mostar, rimanemmo stupiti dalla fantasmagoria della città con le sue moschee e minareti nonché dalle donne in baraccano e chador che la popolavano. Ci sembrava di essere in pieno Carnevale. C’era in funzione la Chiesa Francescana e c’era il Muezzin che dall’alto del Minareto alle 5 della sera alluccava al grido di Allah per raccogliere i mussulmani alla preghiera.
E qui, in zona strategica sul ponte di Mostar, erano state poste a guardia le nostre sentinelle purtroppo in questo avamposto diversi soldati caddero uccisi proditoriamente da azioni di Troike Jugoslave. Con rabbia, in una fosca notte, armato con due fucili mitragliatori e bombe a mano affrontai, procedendo di traverso, il difficile cammino attraverso Mostar sino a raggiungere la sentinella che, dopo la parola d’ordine, abbracciavo ed incoraggiavo. E quella notte fu salva la vita del mio soldato Il Colonnello Comandante, saputo di tale evento da chissà chi, mi chiese se un suo stimato ufficiale avesse improvvisamente perduto il senno… ma io, con gli occhi umidi, gli risposi - sì, ho rischiato senza protezioni, ma questa notte le troike no hanno ammazzato la sentinella! - Vi fu un abbraccio comprensivo.
Varie operazioni compimmo nei Balcani poi, con una toccante parata militare, lasciammo le consegne alla Divisione Venezia dopo la conquista, per il presidio da mantenere. Era il 9 giugno 1941.
Rientrammo a Roma e, accampati alla Cecchignola, ci approntammo per un eccezionale evento storico. Con divise logore da campagne di guerra, con dotazioni personali carenti, con mezzi meccanici da trasporto ormai non più efficienti eravamo così destinati al Fronte dell’Est.
continua
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