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Il 25 Aprile 2005: 60 anni dalla Liberazione

Italo Nussio, quale decano dei reduci di guerra, non poteva mancare di far sentire la sua forte voce in questa ricorrenza, ancor più marcata da possibili cambiamenti della Costituzione Italiana.

25 Aprile 1945-2005

Signor Sindaco, Autorità, Forze dell’Ordine, Associazioni Combattentistiche e d’Arma, Crocerossine, Organizzazioni rappresentate, Volontari della Protezione Civile, Cittadini.

25 Aprile 1945 - 25 Aprile 2005: 60 anni di Festa della Liberazione. Ancor giovane partecipai personalmente a quel lieto evento, a quella epopea nazionale indimenticabile. E forse sarò l’ultimo sopravvissuto! Sventolava la Bandiera tricolore sulla torre campanaria del Comune di Tarquinia, finalmente. E il Campanone cittadino suonava a distesa. I Patrioti, i Partigiani e gli Alleati, la V Armata USA e la VIII Armata inglese - avevano liberato tutte le città d’Italia.
Non ci sembrava vero dopo le innumerevoli traversie, dopo le sofferenze e gli stenti di una lunga e dolorosa guerra. Ci dissero "bravi, avete ben meritato dall’Italia", ed in nome dell’Italia ci fu dato diploma d’Onore e medaglia quale Combattente per la Libertà d’Italia; ci premiarono in segno di gratitudine per quanto dato alla Lotta di Resistenza con la medaglia d’argento del Comune di Tarquinia.
Eravamo stati ottime sentinelle della nostra Terra. A noi, a tutti gli Italiani ci fu lasciata un’eredità costituita dalla Bandiera tricolore, da un inno nazionale, dalla Costituzione repubblicana, dal governo democratico. E tutti abbiamo custodito gelosamente questo privilegio dal nord al sud d’Italia, integralmente con profondo Amore della Patria.





Ecco, noi vogliamo che nessuno interrompa questo glorioso e luminoso cammino che fu il riscatto d’Italia, noi non vogliamo che rotolino le pietre su questa strada, noi vogliamo che la popolazione, ogni famiglia sia felice il più possibile e sia governata bene, seriamente, saggiamente e con indiscussa capacità da uomini onesti, generosi, integerrimi come fummo noi pur nei più difficili momenti; noi vogliamo che i conti dello Stato quadrino, che non vi siano deficit di varia natura, noi vogliamo che i giovani prendano l’eredità di cui ancora oggi siamo testimoni e la custodiscano per il miglior progresso sociale ed umano delle nostre genti, ed a loro volta siano essi le sentinelle e testimoni nella piena Libertà e Giustizia che un tempo ci animarono e ci dettero energie e vitalità tanto che nessuno mai ci intimidì e che ci fece conoscere solo coraggio e niente paure. Noi vogliamo essere ricchi di queste virtù e solo così non conosceremo mai nessuna povertà in qualunque forma.

Qualunque modifica a questi standard di intendimenti è fallace e provocatoria.
Guai a chi osi dividere od usare stratagemmi per spezzare l’Unità d’Italia
che costò tanti sacrifici, tante umiliazioni, tanti martiri.

Ci saranno sempre le sentinelle in qualunque modo, in qualunque momento ad impedire la rovina della nostra cara amata Italia. Ricordando i commilitoni scomparsi - caddero nella Lotta di Resistenza circa 80.000 unità - celebriamo ed onoriamo serenamente oggi il sessantesimo anniversario della ricorrenza storica.

Qui davanti al Monumento ai Caduti di Tarquinia, in questa ara sacra, ove oggi è stata deposta con tanto amore e con gli Onori Militari dovuti una Corona d’Alloro, basterà un pensiero per Loro ed uno squillo di tromba.

Lasciatemi dire, con amore e fervore, Viva i nostri Eroi ovunque e dovunque, Viva il Tricolore, Viva la Repubblica Italiana, Viva l’Italia!

Grazie.

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