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Vincenzo Cardarelli

Nazareno Cardarelli alias Vincenzo Cardarelli nasce a Corneto Tarquinia (Viterbo) il 1° maggio del 1887. A pochi anni dalla sua nascita la madre viene cacciata da casa dal padre ed a diciassette anni, a un anno dalla morte del padre, Cardarelli si trasferisce a Roma dove intraprende i più svariati mestieri: l'addetto in un negozio di orologi, lo scrivano di un avvocato, l'impiegato, il contabile e infine, dopo un periodo di fame, diventa articolista dell' Avanti. Sono anni di duro lavoro, in cui Cardarelli arriva a scrivere due articoli al giorno, ma anche anni pieni d'iniziativa e spirito creativo. Nel 1911 si trasferisce a Firenze dove collabora alle riviste La Voce, il Marzocco e la Lirica. Dopo questa esperienza ritorna a Roma e partecipa alla fondazione della Ronda in cui assume poi la direzione. In seguito diventa direttore della rivista Fiera letteraria.
Nel 1916 avviene il suo esordio poetico con la pubblicazione del libro dei Prologhi cui faranno seguito, Viaggi nel tempo (1920), Il sole a Picco (1929) Favole e memorie (1925), Poesie (1936), Il cielo sulla città (1939), Lettere non spedite (1946), Poesie nuove (1947), Solitario in Arcadia (1947). Il poeta muore a Roma nel 1959.

Cardarelli è di guida e d'esempio ai giovani intellettuali dell'epoca anche a Tarquinia, che ha visto un fiorire di artisti nel secondo dopoguerra: in questa poesia Italo Nussio esprime uno stato d'animo di sacro rispetto e di pena profonda per la solitudine, amara e cupa di tristezza, del Poeta negli ultimi anni della sua vita.


 

A Vincenzo Cardarelli nel decennale della morte


Deposte l'armi crudeli delle furenti lotte
allor che da lungi arrancava la pace per placare animi
sconvolti e doloranti ti vidi Vincenzo Cardarelli:
d'autunno, all'imbrunire,
ravvolto nel cappotto di color nocciola
seduto fuori della Croce Rossa del tuo paese natio.

Su quella seggiola impagliata eri solo, assorto;
immoto e stanco guardavi intorno.

N'ebbi strazio profondo, mi facesti pena!
Andarti incontro? Parlarti? Per dirti che?
T'ero di fronte e ti guardavo immobile pur'io
chè una forza arcana inchiodato m'aveva
sul curvo ferro circolare della fontana comunale.

E il dolce fluire dell'acqua alle mie spalle
leniva quell'ansia struggente.
Oh, immensa sofferenza di quell'ora per noi due!

Oggi è domenica radiosa: quindici giugno del sessantanove.
Nel decennale della tua morte su una rupe millenaria
dinanzi alle vestigia della Tarquinia antica
col sole a picco io, sotto un elce ombroso,
tra la folla confuso calato il velo che ti ricopriva
d'improvviso ho rivisto quelle stesse sembianze d'allora
nel bronzo per sempre scavate.

Da un fremito scosso t'ho alfine parlato
senza timore, senza compianto!
Nel cielo turchino mille rondini impazzite
veloci garrivano fin giù verso il mare.

Della natura viva era festa sincera
per te immortalato.
Sulla terra, dopo breve baccano,
uomini alteri nel silenzio lasciato quell'eremo discreto
a un solitario ancora, da te ormai s'accomiatavano
paghi, ma piccolissimi.



Ritratto di Vincenzo Cardarelli,1934 ca.
Olio su tela di Amerigo Bartoli
Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna


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