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Da Frangivento
'Ngelinetto
Come facesse 'Ngelino il vinaio a tirar fuori tanti fondi dalle botti di Cicio da Bagnaia, mah ...è rimasto un mistero. Cicio, un uomo alto e rigoglioso, testa piccola, baffi assiepati sotto un gran naso aquilino, scendeva ogni lunedì da un APE cigolante. S'assestava con calma i calzoni, affidando il lembo di una lunga fascia bianca a un garzone. La fascia era la sua cinta ma faceva pochi giri attorno alla vita, data la vastità del ventre di Cicio. La striscia di mussola o chinea, usata largamente dagli uomini di allora, accostava bene, sosteneva senza pressare e si diceva che tenesse caldo e proteggesse i reni. Oggi non s'usa più e forse ci sono più malati e sofferenti nelle zone lombo-sacrali. Ma torniamo al vino di Cicio. Quando arrivava il camion, rumoroso scoppiettante affaticato, nel vicolo era festa per i ragazzi ma soprattutto per i clienti dell' osteria. Arrivava il vino nuovo, chiaro, senza avanzi e quindi senza fondi.
S'affacciava Evandro il fornaio: mutande, maglietta a mezze maniche, pannone incerottato di pastella - che, tra un forno e l'altro, si faceva preparare da mangiare. Gli mettevano, in una sorta di cupetto, panzanella, canata o due pezzi di baccalà. Agognava naturalmente qualche bicchiere di vino. C' erano scopini, facchini, pesatori, magazzinieri. Sembravano moscerini sulla via dell'ebbrezza. S'aprivano le sponde del camion, s'accostava il grosso scalone di legno ferrato e, dopo molti preparativi ed ancoraggi, si calavano le botti imbracate in robusti canapi. I ragazzi che arrischiavano la salita sullo scalone, rimediavano ceffoni e s'allontanavano imprecando, pronti però a nuove sortite. Cicio, imponente, andava e veniva fra strada ed osteria, dava ordini brevi e paciosi, teneva una mano sulla spalla di 'Ngelino, un gingilletto accanto a lui. Gli consigliava come tenere e conser vare il vino in cantina o..probabilmente il modo di evitare i fondi. Sembrava che scaricasse oro liquido, Cicio. Qualche garzone del Bagnaiolo scastrava intanto i pochi barili posti sul cassone fra le botti. S'aggiustava un sacco di juta ripiegato su una spalla e andava a consegnare il vino nel domicilio dei privati. Il vino di Cicio aveva estimatori. L'omone parlottava sorridendo con vecchi amici o passanti occasionali e ciancicava il suo toscano. 'Ngelino, piccolo e furbo, calzoni sdruciti alti sugli stivaletti neri, pensava già all'imbroglio. Partito Cicio e serviti i primi clienti mattinali col vino autentico appena scaricato, nel primo pomeriggio era occupato nei suoi "votaticci". Risciacquava botti, damigiane, boccali, boccaloni -tutto ciò insomma che aveva contenuto il vino del precedente scarico - ma i fondi anziche finire nell'acquaio, rientravano per così dire in circolo ed inquinavano il vino buono appena ricevuto da Ciclo. I clienti di prima sera, operai, contadini, artigiani che venivano a giocare bazziche e battifondi o arrivavano con i piatti delle loro frugali cene, alzando i bicchieri controluce notavano la magagna e battevano rumorosamente sui vecchi tavoli facendoli traballare. - Perche ci dai sempre 'sti fonnacci? Ma 'Ngelino aveva buone orecchie, tali da stancare le lingue più arroganti. Non negava e non si giustificava, anzi, alla fine ci batteva di cassa. - 'Mbè ...li fondi, secondo voi, me li bevo io? ?

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