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Da Frangivento
La spilla rossa
Sul Corso c'era animazione. Movimento di provincia: figurativo, chiassoso, dimostrativo di colori, di fogge, di mode. La solita sfilata di ogni sera. Sartine che escono a coppie, a gruppi da un vicolo buio, con le calze un poco allentate, coi fili policromi sui soprabiti. E studentesse in libertà alla ricerca d'aria, di svago dopo i diversi impegni. Non mancavano le scialbe appesantite zitelle; uscivano dalla chiesa del Suffragio dopo il rosario ed avevano sempre le stesse cose da raccontarsi: abiti da rivoltare, scarpe e guanti da uniformare alle borsette da passeggio. I giovanotti fumavano e battevano i piedi dinanzi ai caffè. Ad ogni passaggio di ragazze scambiavano occhiate e gesti allusivi. Il muto linguaggio esprimeva a volta a volta scherno, soddisfazione, desideri ed appetiti fin troppo palesi. Le donne avvertivano e temevano questo fuoco di fila spavaldo e cattivo, sommesso eppure uniforme, crepitante. Camminando si stringevano fra loro e parlavano forte, accalorandosi, guardando tutte alla compagna di centro, deliberatamente evitando di allungare uno sguardo sui marciapiedi. Tenue misura elusiva all'insidia, alla lusinga. I giovanotti, sporgendosi, lambivano quasi le spalle, le orecchie delle ragazze accompagnando qualche movimento audace all'aspetto deformato delle bocche, degli occhi.
Ada osservava le riviste appese alla mostra della cartoleria. Aspettava sua cugina. Voltava le spalle al passeggio e faceva questo con grazia e noncuranza ammirevoli. Forse non guardava nemmeno le riviste ed era perciò fedele a se stessa. Non tollerava intrusioni. Non di persone, non di immagini. Ragazza di buon impianto indulgeva a vaghissimi sogni. Nessun rumore mondano produceva eco nel suo intimo. Sintomatici i fazzoletti di sobrio gusto con i quali si avvolgeva strettamente il capo, le orecchie, parte del viso e che accuratamente annodava sulle vertebre cervicali. Non aspettava qualcuno. A lei erano riservati incontri di lievitante interesse soltanto nelle solennità, a patto però che avessero inizio e termine nella piazza di S. Andrea. Cosa poteva significare per una comune ragazza della città la piazza di S. Andrea? Una chiesa, un negozio di articoli per regalo, uno di tessuti e di abbigliamento, un posteggio per auto. Già, il posteggio. Può sembrare, un luogo del genere, un cimitero di ferraglie e può rappresentare cosa viva, deliziosa, un paradiso. .. Per Ada assumeva, decisamente, quest'ultima risonanza. Il posteggio appianava ogni suo cruccio, ogni difficoltà. Lanciava intatta la sua fantasia al di là deglì ostacoli, delle contrarietà. Pedana portentosa verso audacie rapide, raccolte, recondite. Una sera, sul Corso, si compì un evento. Ada, rituale e ventenne, gentilmente richiesta, si sfilò con disinvoltura una spilla. L'oggetto aveva una sferica testa in plastica rossa. Ada sguarniva il bavero del suo cappotto azzurrino. Aveva prestato servizio, la spilla rossa, alla soglia di incantevoli insenature? Ada fu spontanea, semplice nel donare. All'uomo tutto questo piaceva. Era un ritorno improvviso per vie straordinarie e misteriose all'infanzia. L'età dei giochi serenissimi, responsabili. Quante volte, nella vita, abbiamo cercato il pretesto di riassaporarla? Gli fu consegnata la testa rossa fra le dita. Ella celermente, allontanò il guanto dal dorso della mano e si dispose alla puntura. Noi non avremo mai questioni, disse, mentre il rito andava ad effetto. Ripresero a camminare per il Corso, un po' in fretta. Non avevano troppe cose da dirsi. Una piazza stagnava fra loro. Affogava tutti gli slanci. .. Le ronzanti, lattescenti lampade al neon non offrivano lumi. Un passo seguiva l'altro ed i rumori avevano il suono di enormi cavità. I caffè sembravano meno affollati e dalle vetrine aperte si proiettava sulla strada una scia corposa di fumo. Era l'ora di cena. Per il Corso scendevano coloro che si affrettavano al cinema. Apprestandosi a chiudere, le giovani commesse della Migetex parlavano e ridevano forte. Nell'ombra del vicolo, intanto, la spilla rossa ebbe un bagliore inatteso..

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