Spunticchianno
Gli Etruschi e l'uso del dialetto romano - parte prima
Luigi Nussio è stato molto influenzato, anche nella sua arte pittorica, dalla civiltà Etrusca. Nell'introduzione all'opera Spunticchianno spiega le sue origini e la motivazione dell'uso del dialetto romanesco nelle sue poesie.
Lo studioso francese Raymond Bloch nel suo libro Gli Etruschi (Ed. li Saggiatore) indica che ..estese ricerche storiche sono state dedicate ad una nazione (l'Etruria) destinata a dissuggellare alla penisola italiana, e conseguentemente al mondo occidentale, quella civiltà di cui noi siamo i lontani beneficiari.... E precisa: ...anche dopo che l'Etruria cadde a seguito dell'aggressione delle legioni romane verso la metà del III sec. a.C., il suo ruolo culturale non fu interrotto.
Non suonino strani dunque, o pretestuosi, i riferimenti accennati tenuto conto che l'autore di questa raccolta di versi in dialetto romanesco è nato a Tarquinia, quindi su suolo etrusco.
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Agamennone e Briseide, disegno, 1970
Perche in dialetto romanesco ? Tenterò di spiegarlo, tornando un po' indietro nel tempo. li linguaggio etrusco, tuttora indecifrato, è un mistero che appassiona ed affascina. Molti studiosi hanno tentato di accostarlo o di compararlo al latino, al greco, all'ebraico, al sanscrito, all'albanese, al turco, al basco, all'ungherese, ecc. Difficile e tortuosa la strada per risalire a fonti e radici. Ma è chiaro che, tanto per rimanere all'Italia, la lingua etrusca, essendo stata parlata in territori al centro della penisola (Alto Lazio, Toscana, Umbria, Emilia...) dovette influenzare, ed essere influenzata, dagli idiomi circonvicini. Troviamo parole etrusche come lanista (gladiatore) e subulo (suonatore di flauto) che sono poi passate nella lingua latina, e parole di tipo indoeuropeo come nefts (nipote), sacsacni (simile al latino sanctus e all'umbro saahta) etur (dare) che richiama il greco doron. Rituali o preghiere che si incontrano nei testi etruschi presentano singolari ed anzi fondamentali analogie e rassomiglianze con i corrispondenti rituali umbri e latini. Fra le numerose iscrizioni etrusche (circa 10.000) eseguite su lapidi, vasi, specchi, urne, sarcofaghi e colonne, ci sono due testi di un centinaio di parole ciascuno: l'uno è inciso su una tegola rinvenuta a Capua e l'altro su un cippo scoperto nei pressi di Perugia. Celebre e noto è ancora il testo manoscritto su dodici fasce di lino racchiudenti una mummia del periodo greco-romano, scoperta in Alessandria e conservata attualmente al museo di Zagabria.
continua

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